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IL DISTRETTO

DISTRETTO ECONOMIA CIVILE
Comunità Montana Castelli Romani e Prenestini

La Comunità Montana Castelli Romani e Prenestini è il primo Ente sovracomunale in Italia a costituirsi quale Distretto dell’Economia Civile e sociale. Questi i comuni coinvolti: Cave, Colonna, Frascati, Gallicano nel Lazio, Genazzano, Grottaferrata, Monte Compatri, Monte Porzio Catone, Palestrina, Rocca di Papa, Rocca Priora, San Cesareo e Zagarolo.

Il distretto dell’economia civile dei Castelli Romani e Prenestini nasce nel maggio 2019 ed è un processo finalizzato all’utilizzo del potenziale relazionale inutilizzato (non più utilizzato o sottoutilizzato) per implementare lo sviluppo di contesti   territoriali specifici. Uno sviluppo che riguarda contemporaneamente le dimensioni sociali, culturali, economiche e ambientali. Esso si concretizza attraverso un metodo, una infrastruttura di relazione fra attori diversi, prassi operative e la valutazione di impatto.

Il Distretto dell’Economia civile insiste su tre direttrici, che collegate l’una all’altra costituiscono un processo di innovazione sociale trasformativa:

  • connessione in termini di reciprocità permanente di alcune parti di società (amministrazioni pubbliche, attori economici, terzo settore, cittadini, agenzie formative in senso lato) che difficilmente starebbero insieme senza un movente produttivo riconoscibile per ognuno ,ma praticabile solo se insieme agli altri;
  • utilizzo del concetto di Bene comune diffuso. Il riferimento territoriale congeniale è il contesto amministrativo locale (il Comune) e/o l’Unione dei comuni, ma non necessariamente deve essere questo l’esclusivo modello geografico di riferimento;
  • costruzione di processi capaci di innescare politiche di cambiamento dei modelli organizzativi esistenti.

L’economia civile si fonda sui seguenti principi:

  1. Il principio economico di riferimento dell’attività economica è la reciprocità dato che i beni e i servizi hanno un contenuto relazionale insito nel rapporto che si instaura tra chi li eroga e chi li riceve, allora esiste anche una reciprocità che può rendere lo scambio personale e significativo: reciproco. La reciprocità è diversa dallo scambio di equivalenti. Mentre il fine ultimo dello scambio di equivalenti di valore è l’efficienza e quello della redistribuzione è l’equità, il fine della reciprocità è la fraternità. Una società dove la cultura della reciprocità non ha spazio, è una società nella quale la fraternità è cancellata.
  2. Il principio della fraternità, che legittima le diversità (culturali, religiose, etniche ecc.) e le rende compatibili. La società fraterna è quella che consente a ciascuno di affermare la propria personalità e la propria dignità, in un contesto di parità, cioè senza che questa diversità diventi elemento di conflitto, ma viceversa di unità. La fraternità è un bene di legame, che fa sì che gli individui liberi e uguali diventino anche persone, cioè individui in relazione tra di loro. All’anomia dell’approccio capitalistico (esito più volte manifestato), l’economia civile propone la fraternità.
  3. Il principio della gratuità, da non confondersi con l’altruismo e la filantropia; la gratuità porta ad accostarsi agli altri non in cerca di qualcuno da usare a nostro vantaggio, ma da trattare con rispetto, in un rapporto di reciprocità.
  4. Il principio della felicità pubblica. Mentre la ricerca della felicità mette al centro l’individuo, la ricerca della felicità pubblica nasce da un’etica delle virtù e del bene comune. In questi tempi di crisi stiamo vedendo che la stessa ricerca individuale di felicità non si compie senza prendere sul serio la dimensione sociale e relazionale. Non c’è felicità individuale senza quella pubblica.
  5. Il principio della pluralità degli attori economici. L’economia civile consente di rendere più democratico il sistema economico coinvolgendo sia imprese profit sia non profit, sia pubblici sia privati, superando così il duopolio Stato – mercato. Accanto alle forme tipiche dello Stato e del mercato, le attività di economia civile possono dar vita ad istituzioni di welfare civile che si diffondono sul territorio e a forme di democrazia deliberativa che consentono di ascoltare e consultare i cittadini. L’economia civile può dunque promuovere lo sviluppo di forme innovative di welfare e di democrazia

Perché si fa un Distretto?

  • Urgenza associativa amministrativa ed esterna per le cose che stanno accadendo.
  • Trovare un consenso comune. Incominciare a riconoscersi per dare senso a quello che facciamo in maniera sporadica e disgiunta
  • Dare gambe locali alle teorie dell’economia civile con una partecipazione orizzontale mettendosi alla pari. Ogni settore è importante ma non determinante perché da solo è insufficiente
  • Occorre fidarsi l’uno dell’altro tutti i punti di osservazione sono importanti. Dove c’è integrazione si fanno passi avanti importanti. Ogni attore è determinante per lo sviluppo del territorio